venerdì 19 dicembre 2014

false speranze


Deadwood - Kalahari
aprile del 2508



La regione del Kalahari è sommersa di acqua e foreste, Evita Cézanne e Nina Twain si spostano da una zona all'altra in piccole canoe di legno pregando che gli alleati non le vedano. Con loro ci sono i Boscimani, gente che vive di pesca e manufatti di legno e argilla. Arrivano all'ospedale della città di Yaoundé per rimetterlo in sesto, così sperano, così dicono. E' in cima a una collina, dista due ore di cammino dal centro abitato. 
Sui cancelli spezzati dalle scariche di gatling si legge a stento una frase incisa sul ferro battuto "quello che si richiede all’uomo: essere utile agli uomini"




L'ospedale di Yaoundé è distrutto dai massacri, gli alleati sono passati e hanno ucciso tutti, pazienti, medici, quasi nessuno si è salvato. Adesso è diventato un dormitorio per soldati, ma dentro ci sono ancora pezzi di mani, di gambe e di interiora. Nina fiuta il sangue putrefatto e si avvicina a Evita per sollevarle il colletto della camicia.
- non respirare 
Cézanne accoglie la premura con un borbottio scontroso ma si preme la mano sulla stoffa calda ingoiando i conati di vomito
- da dove cominciamo?
- Dalle sale operatorie, le puliremo da cima a fondo e vedremo di arrangiarci con quello che rimane. Laviamo i muri e ci facciamo aiutare a sistemare il tetto.
Nina ha le gambe che volteggiano dentro gli spicchi blu elettrico di una gonna, ha una serenità assente, si muove con la leggerezza dei fantasmi che varcano la soglia dell'Ade. Evita, la tigre di Blackrock, combatte contro lo scempio caricando rabbia come polvere da sparo
- Fottuti bastardi schifosi, vigliacchi figli di puttana, che il diavolo se li porti, hanno avvelenato tutti i corsi d'acqua per ucciderci come bestie
Nina apprende in quel momento la notizia. L'acqua è inutilizzabile. Si controlla, passandosi le mani nei capelli, le mani si gelano improvvisamente, sudano freddo. E' la coscienza che prende a morsi i polsi, blocca tutta la circolazione. Il passo rallenta. Sbanda con la spalla contro un muro inciampando nella coperta di lana di un soldato.
- Nina.. are you okay?
- Pensiamo a come recuperare il cibo per i malati. Ne stanno arrivando a frotte e abbiamo tre notti di tempo.

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Dopo due giorni arrivano un paio di giornalisti con aiuti umanitari. Sono tutti sollevati, i soldati che ci aiutano a fare la guardia, i Boscimani che organizzano la mensa per il cibo. Tutti.
Poi però tutti si scontrano con la realtà dei fatti. Le jeep sono piene zeppe di attrezzi inutili, vecchissimi, negli scatoloni ci sono addirittura dei profumi, bambole rotte, bottiglioni di latte in polvere scaduti.

- ciarpame
- inservibile
Commentano in coro Nina ed Evita lanciando un'occhiata indignata alle fotocamere digitali che i giornalisti e qualche pseudo medico si portano al collo.

A fine giornata Twain e Cézanne pregano che il prossimo carico di aiuti umanitari esploda in volo.




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